L’imprenditoria femminile è pronta a sostenere le donne e a scommettere su un futuro più rosa anche in quei settori in cui, fino a poco tempo fa, l’accesso delle donne appariva più complicato.
Per esempio, il mondo della tecnologia non è più un’esclusiva maschile e le facoltà Stem si sono finalmente colorate di rosa. Ma cosa si intende per STEM? Il termine indica l’insieme di competenze e conoscenze in scienza, tecnologia, ingegneria e matematica, dalle quali le donne sono state spesso escluse in passato. Bisogna incoraggiare attivamente bambine e ragazze ad accedervi fin dai primi anni della formazione, così da fornire loro gli strumenti per entrare nel mondo del lavoro.
Sapere è potere, non a caso.
Qualche numero per riflettere: in Italia, tra il 2011 e il 2020, le donne amministratrici sono aumentate di 93mila unità e sono cresciute anche in termini percentuali, passando dal 23,2 al 24,4%. Aumenta, però, anche l’età media delle donne che sono, oggi, in ruoli decisionali nelle imprese: se nel 2011 il 43% delle amministratrici aveva più di 50 anni, a fine 2020 le over 50 sono il 58% (rapporto Unioncamere fine 2020).
Inoltre, persiste un certo “gender gap” sul piano reddituale. Un esempio tra gli altri: una laureata in ingegneria, a cinque anni dalla laurea, percepisce circa 1600 euro netti mensili, contro i 1800 euro dei colleghi maschi.
È davvero questo il focus della questione? Proviamo a cambiare prospettiva.
I media mettono in luce le differenze di genere e le ingiustizie sociali, che pure ci sono, ma troppo spesso non raccontano le iniziative, tante, che le stesse donne stanno promuovendo negli ultimi anni, attraverso un’attività di networking. Con questo intento, nel 2018, Sila Mochi e Carolina Gianardi hanno fondato Inclusione Donna: un punto di aggregazione di tutte le Associazioni portatrici degli interessi delle donne, che vogliono confrontarsi e collaborare con le Istituzioni per rivedere le politiche occupazionali e aumentare la Rappresentanza di genere in qualsiasi ambito decisionale. È fondamentale approvare normative che agevolino concretamente l’imprenditoria e, ancora prima, il lavoro femminile in Italia.
Proprio la conciliazione tra lavoro e famiglia è uno degli intenti che anche l’Anci (Associazione Nazionale Comuni Italiani) invita a raggiungere con la firma del Patto per la parità e contro la violenza di genere. Sindaci e sindache dovrebbero attivare servizi adeguati, a sostegno dell’infanzia, dell’adolescenza e della terza età: in questo modo, le donne avrebbero più tempo per dedicarsi alla carriera professionale. Una società maggiormente egualitaria, costruita sul riconoscimento e la valorizzazione delle differenze, sarebbe anche più produttiva.
Una riflessione anche sulla leadership al femminile. La pandemia, le grandi dimissioni, lo smartworking, hanno accelerato un cambiamento, nel mondo del lavoro, dove le capacità di adattamento, tolleranza e flessibilità si rivelano vincenti. Queste caratteristiche sono, da sempre, quelle femminili, utili – anzi indispensabili – per conciliare vita personale e professionale.
Ai nuovi leader, oggi, si richiede proprio questo: la capacità di dare fiducia, consentendo così di lavorare a distanza, senza compromettere quella relazione necessaria per mettersi al servizio dell’organizzazione stessa.
Infine, la digitalizzazione. Nell’era della transizione digitale, le soluzioni tecnologiche, così pervasive, hanno bisogno di essere facilmente accessibili da parte di tutti.
Nonostante oggi siano molte le donne che lavorano quotidianamente con web e tecnologia, lo stereotipo che definisce questi campi come prettamente maschili è ancora radicato. Progetti come Protagoniste.it danno voce alle idee delle donne che si occupano di scienza, economia e politica, portando contributi competenti ed efficaci in un mondo caratterizzato dalla tecnologia e dall’innovazione.
Anzi, le donne riescono a rendere più semplici e più fruibili le tecnologie più complesse, in quanto il loro saper occuparsi e preoccuparsi degli altri le porta naturalmente alla semplificazione e alla immediatezza.
Ricordiamoci tutti che, senza l’innovazione digitale non ci può essere una vera trasformazione delle imprese, della Pubblica Amministrazione, della sanità e della società stessa. Per la ripartenza del nostro Paese e per costruire il nostro futuro è necessario lavorare anche sull’empowerment delle donne, valorizzandone le capacità e rafforzandone le competenze, soprattutto quelle digitali.
Stefania Mancini – cofondatrice e direttrice generale I-Tel – 28/12/2021